Esserci è l’unica soluzione per far accadere davvero le cose

La crisi del mondo degli eventi quando la proposta è “una Netflix dello spettacolo dal vivo”

di Camilla Pieri

Cantiere Obraz, Alice nella Firenze delle Meraviglie | Giugno 2019

Avete mai partecipato ad un concerto? Certamente si. Centinaia di persone che sgomitano per arrivare prima, i biglietti comprati all’ultimo, la fascia con il nome dell’artista se hai 15 anni e gli accendini lasciati al controllo prima di entrare, ormai diventati arma pericolosa. Poi lo sclero dei cellulari alzati per riprendere il nostro big preferito e postarlo magicamente su Instagram, mentre gli amici sono a casa e ti commentano “Non ci credo”. E tu paradossalmente sei quello dietro che vorrebbe solo vedere e cantare a squarciagola, senza che quella stronzetta li davanti continui a dimenare il culo e a pestarti i piedi.

Siete mai stati a teatro? L’interminabile quarto d’ora accademico che gli attori e il regista si prendono prima di spegnere le luci in sala, il caldo di un teatro che a maggio non ha l’aria condizionata, la gente che ti passa accanto cercando il suo posto perché non si leggono i numeri sulla poltroncina, gli shhh fastidiosi in risposta alle tue esclamazioni “Ma lui è quello che ha fatto …?” e le patatine al formaggio che scricchiolano nella bocca del tuo vicino di poltrona. Per non parlare del bambino in terza fila che continua a fare versi strani, mentre la moglie chiede al marito “Che cosa siamo venuti a vedere?”.

E al cinema? Mentre moccoli perché hai pagato 9,50€ per vedere un film che ti hanno convinto a vedere i tuoi amici e tu non puoi esaudire il desiderio di arricchire il tuo bagaglio culturale a discapito dell’ultimo film di Checco Zalone (senza offesa per Checco ovviamente!), mentre i pop corn si incastrano tra i denti, poi ci sono le caramelle gommose, e il tuo ex in fondo alla sala con la sua nuova ragazza, e poi devi andare in bagno, “Ma la pausa tra quanto c’è?”. E un litro di coca cola che sorseggi in 15, perché dopo il costo del biglietto non puoi certo permetterti una bevuta piena di ghiaccio da solo. E quando esci, dove diavolo l’avevo messa la macchina?

Innervision, Off Sonar | Luglio 2019

Poi ci sono i festival. Sarete stati ad un festival! Gente sudata che si appiccica, sebach che puzzano, carta igienica non si può nemmeno pronunciare, milioni di bottigliette d’acqua ammassate all’ingresso, poi però ci sono le soluzioni green per non inquinare, impianti audio che ti spettinano. Le scarpe sporche rigorosamente di fango, la maglietta bucata da una sigaretta di quell’idiota vicino a te. La tua amica che si perde, il telefono non prende. Gli occhi dolci al barista sperando che ti offra una bevuta. E questa minchia di idiozia di trasformare i soldi in coins, che te ne avanza sempre mezzo! Ma che diavolo… ho speso 150€ per una serata!

E i club? Non stiamo parlando di discoteche a tre piani con 15 generi musicali, di quando passi dal reggaeton all’hip hop alla salsa alla trap “tuttoinsieme” per 15 €. Anche quelli se volete! Stiamo parlando dei nostri locali: quelli dove per entrare fai la fila anche il 24 dicembre e hai lasciato la giacca in macchina, quelli dove ti accendi una sigaretta mentre balli e puntualmente arriva il buttafuori a batterti sulla spalla minacciandoti di prenderti a pedate nel culo. Quello degli impianti scadenti dove se non smetti di parlare non si sente la musica, quelli delle ore in coda per andare in bagno e escono in 16, quelli dove la vodka è vokka e l’acqua non si può comprare. Quelli che ti ricordi perché ti eri ripromesso di non tornarci, perché ora avrai anche da pagare la multa perché la macchina è dentro la ZTL. Sempre che la macchina ci sia ancora!

Bright Festival | Febbraio 2019

Beh… c’è un mondo strano, intangibile, a volte puzzolente e incasinato. Un mondo che vive nel caos organizzato di ingranaggi che ruotano incastrandosi perfettamente a ritmo di elettro swing. Un mondo che si basa su contratti a prestazione occasionale per 5 ore al mese e ne hai lavorate 17 nell’ultima giornata, service in ritardo che consegnano proiettori al posto di microfoni, scambi di idee e pubbliche relazioni inventate. Un mondo di lavoratori, di progetti lunghi una vita, di messaggi. Di voglia di condividere, di necessità di imparare, di valori che stanno in un piccolo dettaglio insignificante. Di abbracci, di urla, di soddisfazioni, di infamate, di spine che si staccano, di pubbliche amministrazioni che controllano che tutto sia in regola, di permessi inventati, di artisti sottopagati, di pubblici imbrogliati. Di puzzo di piedi. Di prezzi gonfiati, di errori, di ore di sonno non dormite, di maleducati. Un mondo di cinque alti, di soluzioni ai problemi “come se stessi per salvando il mondo”. Un mondo che sui cellulari non c’entra, che da uno schermo non si può vedere. Che non si può trasformare in serie televisiva da far spopolare su Netflix, perché non sarebbe credibile. Un mondo che non si può scaricare da un file a pagamento. Un mondo che non può stare su Zoom o Youtube. Un mondo che non può essere fruito sul divano con una tazza di tè in mano. Se ne può parlare, ma non può vivere senza il respiro di esserci. Perché per esistere davvero ha bisogno della presenza di essere umani, senza i quali niente ha senso di esistere.

Un mondo che vive unicamente per la durata del suo tempo: nasce o comincia, avviene e finisce. Che se non ci sei o non c’eri, potrebbe anche non esserci mai stato!

BowLand Live | Manifattura Tabacchi – Giugno 2019

Così ci auguriamo di poter tornare presto a calpestarci i piedi, ad apprezzare i pop corn tra i denti, a credere alla storia che ci racconta quell’attore grasso, a spendere i nostri ultimi risparmi in musica, a bere vokka e andare a pagare il carroattrezzi che ha portato via la macchina. Perché sicuramente ne è valsa la pena.


Camilla Pieri è una bionda naturale con tutto l’impegno che ciò comporta. Un amore indiscusso per tutto ciò che è evento, performance, spettacolo dal vivo e festival. Scrive per lavoro e per piacere. Guidata nella vita da un “altamente improbabile” come filo conduttore e da una ricerca costante della Giustizia Universale, fonda, insieme a Olivia Balestrino e Claudia Pasquini, Collettivo Loredana.