Giosetta Fioroni e la ​Spia Ottica​

Una necessaria riapertura degli spazi di espressione

di Giulia Mancinelli

1968.
Il mondo era in fermento, le capitali europee scompigliate dal vento del cambiamento. A Roma, centro nevralgico per il teatro, nascevano le gallerie che avrebbero fatto la storia dell’arte contemporanea e lì vivevano i maggiori esponenti. Un momento magico nel quale conversero energie che crearono un’onda unica che ha portato alla conoscenza della performance nel panorama artistico italiano.

L’atto teatrale canonico diventa, con la performance, gesto contingente, effimero della quale l’unica testimonianza che rimane è quella del racconto di chi vi ha assistito e i documenti fotografici (oggi anche video), unendo così all’arte dell’azione, l’arte visiva, producendo una raccolta di memorie di ciò che è accaduto. L’arte performativa può anche lasciare un altro genere di testimonianza: i cosiddetti “​leftovers” ​ovvero gli oggetti usati e possibilmente trasformati durante l’azione.

Dell’idea realizzata da Giosetta Fioroni ci rimangono alcune foto, ormai storiche, e che non possiamo che guardare con curiosità e ammirazione.
La Fioroni faceva parte di quel meraviglioso movimento artistico romano che si riuniva a Piazza del Popolo al ​Caffè Rosati o alla ​Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis, per parlare di tendenze contemporanee e creare una riflessione su di esse per poi riprodurle attraverso opere e performance. La sua infanzia è stata è stata certamente influenzata dall’attività professionale dei genitori: la madre era scenografa teatrale e il padre scultore. Come la stessa Fioroni dice a Hans Ulrich Obrist che la ​intervista per ​Flash Art, ​fu una bambina molto seguita da entrambe i genitori e che quindi il suo mondo artistico è proprio una sintesi tra arte e teatro.

Arriviamo così alla ​Spia Ottica u​na performance nata d’improvviso nella mente della Fioroni e che in un primo momento aveva immaginato in un teatro. Una volta descritta a Plinio De Martiis, egli volle proporla in galleria, facendola rimanere nella storia dell’arte moderna e contemporanea.

Si trattava della ricostruzione della stanza della protagonista, nella quale l’attrice Giuliana Calandra avrebbe ripetuto in loop le azioni di una normalissima giornata: si annoia, si alza, si trucca ed esce per poi rientrare.
De Martiis aggiunse all’idea della Fioroni: “Devi trovare un mezzo per cui questa cosa la racconti senza realismo”. Questa spinta a moderare l’idea attraverso un filtro, dette alla Fioroni un’ulteriore epifania per esprimere appieno il suo messaggio: un semplice spioncino da portone di casa dal quale l’utenza avrebbe dovuto spiare la ragazza nella sua routine.

La stanza aveva degli elementi appartenenti alla reale camera da letto dell’artista e l’attrice aveva delle precise istruzioni (esplicate in sei punti) da seguire, per imitare correttamente la protagonista: sbadigliare, annoiarsi accendendosi una sigaretta, leggendo una rivista, eccetera.

Nel 2017 l’artista Francesco Vezzoli ha voluto riproporre la ​Spia Ottica nel percorso della sua mostra con focus sulla televisione ​TV 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai ​alla Fondazione Prada di Milano.

L’autrice auspica ad una pronta e sana riapertura degli spazi di espressione artistica in questi tempi bui che ​DEVONO ​rigenerare l’esigenza impellente di rendere valore all’arte in tutte le sue forme.
L’appello è quello di riconoscere gli artisti come categoria necessaria e indispensabile, soprattutto in un paese, quale è l’Italia, che ha regalato all’umanità tanta arte.


Giulia Mancinelli è dottoressa in Storia e Tutela dei Beni Artistici e laureata master in Arts Management presso IED – Istituto Europeo di Design. Giulia è una fiorentina doc con la passione per la musica elettronica, la scrittura e il buon vino. Ha collaborato con vari network come Manifattura Tabacchi Firenze, culturefuture.net, Club21 e Goaclub.

La sua prossima iniziativa sarà You Are Already Naked (maggio 2021)

Collettivo Loredana scrive· ART & PERFORMANCE