IL MIO PICCOLO SI PRENDE CURA DI ME. NINA SIMONE

RUMORE ROSA!

Nina Simone, al secolo  Eunice Kathleen Waymon (Tryon, 21 febbraio 1933 – Carry-le-Rouet, 21 aprile 2003), è la prima cantante e autrice jazz che ricordo di aver ascoltato. In Nina Simone musica classica, jazz, soul e gospel si mescolano in un dialogo a tu per tu con l’ascoltatore: non ci si può sottrarre alla sua voce inquisitoria, da “sacerdotessa”, è dittatrice, t’innamora come una sirena. Una voce profonda e oscura, esattamente come la sua anima, con la tecnica e la disciplina della musica classica e la spontaneità del jazz, la profondità del soul e del gospel.

Little Girl Blue (conosciuto anche come Jazz As Played in an Exclusive Side Street Club) è l’album di debutto della Simone. Inciso nel Dicembre 1957, uscì nel Febbraio 1959 su Bethlehem Records, in trio: Nina Simone a voce e pianoforte, Al Tootie Heat alla batteria e JimmyBond al contrabbasso. Nina allora aveva 26 anni e poco le importava di una carriera nel mondo del jazz, era una pianista classica che aveva studiato alla Juilliard di New York e amava Bach e voleva diventare la prima pianista nera e donna d’America. Ma, anche se per necessità economiche e vicessitudini personali, entrò nello show business, ci rimase per tutta la vita e dette anima e corpo, letteralmente, per il suo lavoro.

Descrivere questo lavoro è cosa da esperti in materia, troppo tecnica la descrizione, la dialettica dei brani così “perfetta” per un ascoltatore comune.. tanto che non mi ci voglio impegnare, tanto che è altro per me, ascoltatrice anonima e ignorante di certi paradigmi musicali. Ma con Nina c’è un rapporto personale molto stretto che mi spinge a parlarne, e a dare il la’ stavolta è “My Baby Just Cares for Me”, contenuta appunto nel primo lp della Simone. Personalmente, posseggo la ristampa della Charly Records del 1987 che contiene i singoli “Little Girl Blue”, “Love me or Leave me” e appunto la special extended smoochtime version di “My Baby Just Cares for Me”.

Quest’ultimo, quello che mi ha spinto a scrivere, rispetto alla famosissima “I love you Porgy”, “Love me or Leave me” e la stessa “Little Girl Blue”, passò inizialmente inosservato, finchè nel 1987 venne usato per uno spot pubblicitario di Chanel No. 5, diventando una delle maggiori hit di Nina Simone, entrando prepotentemente nelle classifiche di tutta Europa.

Questo E’ l’ultimo disco che mi ha regalato mio padre. Non sapendo che lo fosse, l’ultimo. Si girellava al Gran Bazar- Mercato Urbano, non mi ricodo bene quale, ma comunque è sempre stato uno di quegli eventi che ci piaceva condividere. Ci fermammo da Michele, al banco dei dei vinili, e Sergino pescò in mezzo ad una miriade di altri album. E c’era lei, vestita di viola, un vestito pomposo, troppo, da non riconoscerla. Babbo prese una penna, e come suo solito, scrisse dedica e data. Credevo lo comprasse per lui, invece era l’ennesimo regalo per me. E di tutti i regali che mi ha fatto in questi 31 anni, la musica, tutta, è la più grossa eredità che mi potesse lasciare.

E Nina, era tra le sue preferite. E lo è pure tra le mie. E come al solito, la persona viene quasi sempre prima dell’artista. O meglio: è la persona che rende artista l’artista, senza il “sacro fuoco”, come lo chiamava lui, si resta in mezzo alla bolgia. Il primo brano a cui penso se mi si dice Nina Simone è “You Can Have Him”, brano di Irvin Berlin incluso in “Nina Simone at Town Hall” del 1959, e quello che più spesso risuonava dai nastri (MC) nella Volvo del babbo. Mi tornano in mente le vacanze in Grecia, nella seconda metà degli anni ’90, quando le Cicladi erano ancora posti idilliaci e poco frequentati, e i primi tormenti amorosi si facevano strada nel mio cuore, così piccolo, innocente, poco avvezzo alle sofferenze. E allora trovavo rifugio nella musica, nelle canzoni pieni di pathos, ne trascrivevo i testi, mi ci immedesimavo e ne dipingevo realtà che niente avevano a che fare con la mia vita.

E piena di pathos, sofferenze e lotte è stata la vita di Nina Simone, un’icona della sincerità, del sentimento profondo, in famiglia, a lavoro, in politica. Fino alla malattia, profonda della mente, e del cuore.

(Consiglio vivamente per un quadro completo e non banale, la visione del docufilm di Liz Garbus “What Happende, Miss Simone?”)

“La libertà, per me, è non avere paura”

“My Baby Just Care For Me” è un brano importante per la ripresa della Simone. Una volta diagnosticatole una forma di bipolarismo e dichiarata maniaco depressiva, grazie all’aiuto degli amici di sempre, Nina riuscì a tornare sui palchi europei a metà degli anni ’80. Invecchiata e gonfia di medicinali, matida di sudore, quasi imbarazzata, Nina canta di nuovo, le sue dita volano sul pianoforte e non le si staccano le orecchie di dosso.

Di seguito l’esecuzione a Montreaux in Svizzera nel 1987

La musica non si dimentica, non si disimpara, anche nella follia più buia e cupa, nella malattia che offusca, la musica ha un posto ben preciso nella testa e nell’anima di chi la fa e di chi la ama. 

La musica è salvezza.


Il “Rumore Rosa”, tecnicamente, è quel fruscio che racchiude in se’ tutte le frequenze, da quelle più basse e calde a quelle più alte e gelide. RUMORE ROSA! è la nuova rubrica di Co.Lore, che esplorerà il mondo della musica femminile attraversando tutte queste frequenze, raccontandone storie, aneddoti e emozioni personali. 

RUMORE ROSA! è scritta da Olivia Balestrino e illustrata da Bessicla

Scopri tutto RUMORE ROSA!